Da Andermatt a Mulhuse, Svizzera, Foresta Nera, Alsazia e Vosgi

Pedalando fra laghi, foreste, vino e montagne

UN LUNGO CICLO VIAGGIO PIENO DI VARIETA'

UN PERCORSO CHE ATTRAVERSA 4 DISTINTI TERRITORI CHE POSSONO DIVENTARE 4 SINGOLI CICLO VIAGGI:

IL PRIMO, IL LAGO DEI 4 CANTONI E L'OBERLAND BERNESE.

IL SECONDO, DALLE CASCATE DEL RENO ALLA FORESTA NERA.

IL TERZO, LA ROUTE DE VIN IN ALSAZIA.

IL QUARTO, I VOSGI E LA ROUTE DES CRETES.

Prima parte, dal lago dei 4 cantoni all'Oberland bernese.

Si parte dalla Svizzera, da Andermatt per proseguire verso il lago dei Quattro Cantoni e l’oberland bernese, fra le pendici del Gottardo e quelle della Jungfrau, si concentrano, su un percorso adatto al cicloturista, molti degli elementi che rendono la Svizzera così suggestiva e varia nonostante una sostanziale compattezza di fondo.

S’incontrano anche molti paesini troppo lindi dove la fantasia non sembra essere di casa: tendine tutte uguali alle finestre, cascate di gerani sempre uguali ai davanzali. Ma la catena quasi interrotta di splendidi laghi incastonati fra le montagne, di pascoli e di boschi che fa da cornice, rendono più gradevoli questi aspetti “svizzeri” che si attenuano a Lucerna, perla sul lago dei Quattro Cantoni.

Partendo Andermatt si gode in prolungata e spettacolare discesa l’arrivo sul lago dei Quattro Cantoni. Di qui comincia un itinerario che si snoda per la gran parte lungo le rive dei vari specchi d’acqua, in pianura o in lieve saliscendi, con solo qualche tratto di salita considerevole o anche ardua soprattutto fra Lucerna e Interlaken.

Assenti i tratti ripetitivi o di trasferimento, proprio il continuo mutare delle vedute che si offrono scivolando da un lago all’altro, addentrandosi in un bosco o sfociando in una radura alta sulla vallata, rende questo viaggio particolarmente adatto al cicloturista, ci si ferma a guardare, fotografare… cosa più problematica farlo in macchina.

Relativamente tranquilla la strada, trafficata solo in qualche punto, dove vi sono in genere le piste ciclabili, molto belle in alcuni tratti come lungo il lago dei Quattro Cantoni, quando corrono all’esterno delle numerose gallerie permettendo di godersi ininterrottamente e senza rischi il bel panorama. Ma numerose sono anche le strade importanti percorribili agevolmente, o le stradine secondarie e appartate.

Arrivati a Berna si prosegue il viaggio spostandosi con il treno fino a Zurigo, dove continua la seconda parte di questo viaggio.

Seconda parte, dalle cascate del Reno alla Foresta nera.

Questa seconda parte dell’itinerario va vissuta più che descritta, nella sua sostanziale compattezza di fondo pur nel continuo variare delle vedute offerte dalla Selva Nera meridionale, piccola ma significativa sezione del massiccio montuoso ricoperto di boschi dal colore cupo ed esteso per 160 chilometri dalla valle del Reno alle valli del Nagold e del Neckar, con una struttura dissimetrica e altitudini (1200-1400 metri) analoghe a quelle dei vicini Vosgi francesi.

Mancano qui gli episodi salienti, costituiti dal succedersi di monumenti e di centri urbani (a parte Friburgo, splendida), o dal continuo variare dell’ambiente naturale. Protagonista assoluta è la foresta, fitta ma discontinua e improvvisamente rotta da grandi radure, pascoli, spazi aperti popolati di frazioni e borghi.

E tuttavia, tappa dopo tappa, motivi diversi sono di continuo accennati o introdotti dall’itinerario e fanno parte da contrappunto alle dure rampicate o alle veloci discese: le cascate del Reno all’inizio, la presenza assidua del fiume che accompagna la salita in foresta fino a St- Blasien, i suggestivi laghi che subentrano alla foresta, la bella e quasi civettuala Friburgo, godibilissima per i suoi monumenti e i suoi caratteristici edifici non meno che per l’elegante passeggio, alla fine di questa seconda parte.

Il percorso di questa seconda parte è mediamente accidentato, non mancano tratti di salita prolungata o più breve. Numerosi sono tuttavia i tratti pianeggianti e le veloci discese prevalgono sulle salite. L’itinerario si snoda fra strade molto varie, talora anche di grande circolazione ma poco trafficate, più spesso molto appartate o toccate solo da traffico turistico poco disturbante. Rare sono le piste ciclabili, dati anche i lunghi tratti nella foresta, per stradine che non danno nessun problema.

L’itinerario ci porta da Zurigo a Schaffhausen e seguendo il Reno si arriva alle cascate del Reno, tappe poi a Waldshut-Tiengen, St Blasien, centro nevralgico di tutta l’area, Grafenhausen, Hinterzarten, fino ad arrivare a Friburgo, da questa città ci trasferiremo con una tappa interlocutoria alla francese Colmar, per iniziare la terza parte del viaggio sul percorso della Route de Vin che ci porterà fino a Strasburgo.

Terza parte, l'Alsazia e la Route de Vin.

La storia dell’Alsazia è storia dei continui “passaggi di mano” del territorio e dei suoi centri più significativi tra Francia e Germania. Abitata dai Celti e poi invasa da popolazioni germaniche in età romana, quando già cominciò nella regione la coltivazione della vigna, l’Alsazia divenne francese nel 1648, dopo la guerra dei Trent’anni, ma fu temporaneamente occupata dalle truppe della Coalizione antinapoleonica nel 1814 e venne ceduta alla Prussia nel 1870 dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan.

Ripresa dai francesi con aspri combattimenti nella prima guerra mondiale, fu rioccupata all’inizio del secondo conflitto mondiale dalle truppe tedesche, nonostante il sistema di fortificazioni creato lungo la frontiera negli anni trenta-quaranta e noto come “Linea Maginot”. Costretta a ospitare nel periodo bellico un campo di concentramento, l'alsazia è tornata francese nel 1945, dopo la sconfitta del nazismo.

Percorrendo la regione si possono ritrovare tracce di queste tormentate vicende sia nei numerosi monumenti che le testimoniano, sia nell’affinità di cultura e di costumi che lega l’Alsazia alle città tedesche collocate sull’altra sponda del Reno, confine naturale fra i due stati. Molto simile è il dialetto e influssi tedeschi sono ravvisabili nelle tradizioni culinarie e dolciarie, meno raffinate che in altre zone della Francia per quanto eccellenti, così come il celebre Riesling e altri bianchi alsaziani.

Tutto ciò non impedisce il contemporaneo emergere di tratti fortemente originali, sia nell’ambiente naturale ( su tutte la piana del Reno intensamente coltivata), alle ridenti colline rigogliose di vigneti fino ai primi e più aspri contrafforti dei Vosgi, sia nel paesaggio umano, punteggiato da una serie quasi ininterrotta di borghi caratteristici e dalle rovine di antichi castelli. Essi hanno ereditato l’antica tradizione tedesca degli edifici a loggia, dei balconi e dei timpani lignei, sviluppandola però fino a farne un tipico contrassegno alsaziano. E caratteri alsaziani, gotico tedesco, gotico francese si fondono nella mirabile Strasburgo.

La turistica Route de Vin, che seguiamo per lunghi tratti, serpeggia amenamente fra le colline ed è poco trafficata, solo nel periodo della vendemmia può dare qualche problema. Ancora più appartate e tranquille sono le stradine secondarie che si percorrono fra le alture circostanti. In questi tratti, più o meno coincidenti con quelli in salita, sono più radi alberghi o posti di ristoro che abbondano nel resto del percorso, numerosi i campeggi.

Ideale per il viaggio è il periodo fra luglio e settembre, quando in ogni paese si può incontrare una festa della vendemmia in corso. Partendo da Colmar si arriva quindi a Strasburgo, che merita una visita accurata, qui termina la terza parte del viaggio e con una semplice tappa di trasferimento si arriva a Saverne da dove inizieremo la quarta parte di questo viaggio che ci porterà ad affrontare i Vosgi.

Quarta parte, i Vosgi e la Route des Cretes.

Fra Strasburgo e Saverne, dove inizia questa 4 parte del percorso, ci sono 38 km.

Si tratta di un itinerario fra i più belli in assoluto, per il susseguirsi di panorami splendidi fra scarpate, cime tondeggianti (i famosi ballons), foreste, prati, laghi, fino alla strada creata nella prima guerra mondiale per collegare i vari reparti francesi e che corre quasi in cresta ai Vosgi offrendone viste stupende e sempre diverse.

Caratteristici i paesi, più radi quando ci si addentra nelle zone più montuose: da St-Dié a Gérardmer, chiuso fra laghi e monti. Gli aspri e frequenti dislivelli rendono però questa parte estremamente impegnativa, non si deve temere le salite e non si deve temere le discese. La Route des Cretes va percorsa in primavera o in autunno (meglio).

Il percorso si svolge così:

da Saverne si va a Haut-Barr, Haegen, Reinhardsmunster, Obersteigen, da qui in circa 10 km, si sale fino a oltre 600 mt per poi discendere ai 450 mt del Rocher de Dabo, uno dei monumenti più rilevanti di questa quarta parte. Ci si porta quindi a Rehthal e per la D96 a Sitifort e Abreschviller. Di qui si attraversa in circa 25 km la Foret de St-Quintin e si valica il Col du Donon andando poi lungo il fiume Plaine a Raon-l'Etape. Si procede per Moyenmoutier, Hurbache, St-Jean-d'Ormont e St-Dié, da cui si sale per les Cours-de-Saulcy al Col de Mandray e si scende a Fraize e Plainfaing.

Da qui si va in 9 km al Col du Bonhomme, poi al Col du Louschbach, si segue poi la route des cretes salendo in circa 7 km a 1150 mt per poi arrivare in 15 km al Col de la Schlucht. Qui lasciamo la route des cretes e si va in 15 km a Gérardmer. Continuiamo passando dal Col de Grosse Pierre e Col des Feignes raggiungendo in 4 km Col Hohneck dove si riprende la route des cretes arrivando a Markstein. In 7 km si arriva al Grand ballon 1424 mt, si scende a Cernay e si segue le indicazioni per Mulhouse dove termina non solo questa 4 parte ma tutto questo immensamente vario viaggio.

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